Nessuna certezza. Tanto meno sull’alleanza con il Pdl. Quella che doveva essere la serata della verità, ad ormai appena due mesi dal voto, si è trasformata nell’ennesimo nulla di fatto in casa Lega. Complice anche il recente scandalo dei rimborsi dei consiglieri in Lombardia, con il Trota che si pagava a spese dei contribuenti i cocktail in discoteca e il capogruppo Stefano Galli il matrimonio della figlia, ieri sera alla festa d’inverno del Carroccio Roberto Maroni ha portato se stesso e qualche idea, ma ripetitiva e confusa. Sì, l’ex ministro è segretario da meno di un anno e tutti gli uomini dalle note spese facili sono stati candidati in epoca bossiana, ma questo non basta. Il popolo vuole rassicurazioni, chiede garanzie. E Maroni ancora una volta rimanda il momento della verità.
Così mentre si delineano le grandi manovre attorno a Mario Monti e il centrosinistra torna alle primarie per un ulteriore momento di confronto interno, il centrodestra è ancora attraversato dall’uragano Silvio, prossimo a una sorta di tour in giro per l’Italia e a qualche nuovo passo indietro. O di lato. O chissà. Ecco, nella Lega sembrano affidarsi a quel chissà. Maroni non scioglie riserve, non annuncia scelte, non comunica decisioni. Tutto rimane nebuloso. Non una parola su quanti consiglieri saranno ricandidati. Né sul patto con Silvio Berlusconi per regionali e politiche. L’ex ministro sta “dialogando” con il presidente del Pdl da oltre un mese ma ancora non è in grado di dire ai suoi che dovranno accettare la rinnovata amicizia con il Cavaliere. Perché di questo si tratta, garantiscono i colonnelli: da settimane ormai l’asse Gemonio – Arcore è stato rinnovato e non c’è margine d’azione. L’unica vera condizione posta da via Bellerio è che Berlusconi, dopo lo show in tv e il minacciato giro per l’Italia, si decida a non candidarsi premier e lasci l’incombenza a Giulio Tremonti. Il nuovo segretario della Lega avrebbe preferito il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ma lui non ne ha voluto sapere: un conto è perdere per il proprio partito un conto farsi massacrare anche per i berlusconiani. Tosi ha detto no. E Maroni si ritrova a rimandare per l’ennesima volta il momento della verità con i suoi elettori. Di certo non è facile far digerire Berlusconi al popolo Padano che continua a ripetere ovunque può, dalla pagina facebook di Maroni e Salvini ai microfoni di Radio Padania alle lettere sul quotidiano, di essere pronto a stracciare la tessera se tornano i tempi del nano a braccetto con Bossi. Per questo Maroni la prende larga, ci gira intorno. Continua a leggere sulla fonte: Il fatto quotidiano.